domenica 16 febbraio 2014

Berlinale e libertà

"Caro diario,
ti scrivo dal bus di ritorno da Berlino, dopo una 3 giorni (circa) di Berlinale. Volevo scriverti giorno per giorno, ma i ritmi non l'hanno permesso. Faccio un riassunto, ora che mi va.
Siamo partiti, io e il Valeries, domenica mattina. Le prime cappelle (taxi quasi perso -lo so, è impossibile- e biglietti del bus apparentemente non validi) ci hanno fatto temere un proseguimento disastroso, e invece..."


Invece sono stati tre giorni di cultura, ispirazione e libertà. 
Sole, cibo buono e amore. 
Hipster, red carpet e badge stampa. 
No sveglia, no lattosio e no cani.

Due o tre highlights, che tanto le recensioni pese le fa Valerio.

Blind di Eskil Vogt è il film che mi è piaciuto di più e che spero fortissimo verrà distribuito, perché vale davvero la pena.
Si tratta di una storia raccontata da un punto di vista insolito, quello di una donna che ha perso la vista, ma non la creatività e che mantiene attiva l'immaginazione, disorientando lo spettatore e facendolo appassionare alla sua storia. Una storia dai molteplici strati e dai numerosi momenti di Spannung, che siano felicemente divertenti, tristemente divertenti o addirittura epifanici.
La scenografia in tutto questo dà un apporto fondamentale e contribuisce allo smarrimento, ma anche al fascino suscitati nel pubblico.
Bello, bello, bello.

Cocolo Ramen, sposami. Dopo l'innamoramento nel lontano agosto 2011 per un ristorante tradizionale giapponese, consigliatomi proprio da una collega giapponese, arriva quest'anno la conferma dell'amore vero. Allora sposiamoci Cocolo, e passiamo una vita di ramen insieme, finché la voglia di America Graffiti non ci separi. 

Potsdamer Platz di notte e addobbata per la Berlinale è ancora più bella e più verwirrend (ma per questo, ancora più bella) del solito.

I Q&A con i registi sono interessanti e stimolanti. Inoltre ti ricordano, come se non lo sapessi già, quanto sia importante conoscere le lingue straniere e quanto gli interpreti a volte possano fare la differenza.

Questo viaggio ci ha insegnato che essere hipster è bello, poiché ti permette di guardare i film in concorso, di avere una reflex, di entrare nelle lounge stampa con le cose da mangiare lattosiche e per questo buonissime, di passeggiare per le vie di Berlino con un badge al collo che manco le mani di Mosé.
Ci ha insegnato anche che, non essendo hipster, la prossima volta, se vogliamo vedere dei film in concorso, dobbiamo prenotarli prima; che se vogliamo una reflex dobbiamo mettere da parte un bel mucchietto di soldi; che certi stili di baffi e capelli sono difficili da mantenere e se servono solo ad accedere a lounge esclusive, diciamo no grazie.
Il badge al collo con conseguente spartizione delle acque, invece, lo aneliamo.







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